Le luci del Faro

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“La vedi quella luce laggiù?!”
É iniziata cosí, con questa domanda in una notte di metà settembre sul balcone di casa la magia del faro.

In 26 anni non me ne ero mai accorta, ma lui, il Faro di Jesolo (in provincia di Venezia), sta lì e puntualissimo quando il sole scompare e nonostante i 30 km che ci separano, si fa vedere con la sua luce.
Luce fissa bianca con quattro lampi ogni 20 secondi.

Cosi vado a letto decisa di volerlo ammirare da vicino.
La mattina dopo il cielo è coperto di nuvole e nonostante sia metà settembre, indosso già la felpa.
A malincuore lascio a casa costume e asciugamano, ma carico la bici in macchina. La zona del Faro è perfetta per un bel giro in bici e pure la temperatura è ideale.

Arrivo a destinazione e lui sta lì, bellissimo ed immobile.
Accarezzato dalla brezza marina, forse un po’ troppo frescolina: l’estate sembra davvero essersene andata senza preavviso.

 

E’ costruito sulla foce del fiume Sile, un tempo foce del fiume Piave il cui corso è stato deviato nel tempo e di cui porta ancora il nome. Il faro di Jesolo è infatti noto anche come Faro della Piave Vecchia.

Fu realizzato nel 1846 per scopi militari per volontà del governo Austriaco, poi distrutto dall’esercito Tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale e ricostruito tra il 1948 e il 1951.
E’ alto 48 metri, ha forma cilindrica a strisce bianche e grigie e la sua luce è visibile fino a 15 miglia marine.
Purtroppo non è visitabile, in quanto oggi è sede della Guardia Costiera di Jesolo, corpo specialistico della Marina Militare.

Dopo aver scattato qualche foto, scarico la bici dalla macchina e decido di andare a vedere un altro faro, quello di Punta Sabbioni.

I due fari distano solo una quindicina di chilometri, non sarà un problema percorrerli.
Decido di non seguire la strada principale che è affiancata da una bellissima pista ciclabile caratterizzata da un’interminabile fila di pini marittimi.
Questa parte del litorale adriatico è rinomata per i suoi numerosi campeggi che durante la stagione estiva si animano e si popolano di vacanzieri amanti del camping e della vacanza lowcost.

Percorro così Via Pordelio che costeggia dapprima il Canale Casson e poi il Canale Pordelio.
Il paesaggio qui è un assaggio di laguna; uno spettacolo per gli occhi: barche ormeggiate, in navigazione, pescatori che sistemano le reti. Si respira aria di mare e si vive immersi nella quotidianità della gente del posto, fatta di mare, turismo, barche e pesca.

E così dopo una bellissima pedalata arrivo a destinazione.
Sugli scogli incontro un bel po’ di signori del luogo intenti nell’arte della pesca ed un piccolo Sampei alle prime armi che con tanto di cappello di paglia si destreggia abilmente con canne ed ami.

Il Faro di Punta Sabbioni è il punto di riferimento per le barche in transito verso Venezia; esso infatti delimita a nord la bocca di porto Venezia-Lido.
Via mare sono solo una decina i chilometri che separano il faro da Venezia ed infatti camminando lungo il marciapiede che conduce al faro si può scorgere in lontananza sulla destra il Campanile di San Marco.
Camminando o in bici si può arrivare fino ai piedi del faro che, per la sua forma a pagoda, è detto proprio Pagoda.

Il faro è altro 26 metri e i suoi colori sono un po’ insoliti. La parte che guarda all’entroterra è un misto tra il giallo ocra e la terra di Siena, mentre la parte che guarda il mare è a scacchi bianchi e neri.
Con i suoi 4 lampi ogni 12 secondi, il suo raggio di luce bianca è visibile fino a 15 miglia di distanza!

Il luogo è perfetto per chi vuole fare un po’ di jogging mattutino, godersi la pace del mare, fare qualche suggestivo scatto e guardare le barche in transito verso o da Venezia.

E così, dopo la visita ai due fari faccio ritorno a casa.
Mentre osservo l’ipnotica luce dal balcone sogno di scoprire altri suggestivi fari sparsi sulle bellissime coste italiane.
Qualche suggerimento? :)

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