20/11/16, h. 8.00: siamo assonnati ed un po’ infreddoliti mentre aspettiamo che arrivino tutti i partecipanti, ma felici perché la giornata sul ponte tibetano si preannuncia interessante.
Ci troviamo al Rifugio Campogrosso, situato nel comune di Recoaro Terme (VI): si raggiunge in un’ora e mezza circa da Verona Porta Nuova.
A poco a poco il gruppo si fa più consistente e rumoroso (forse inizia a fare effetto il caffè ;-)).
Quando finalmente ci dirigiamo verso il Ponte tibetano siamo circa una quarantina: ragazzi da Verona, Vicenza e dalle rispettive province; alcuni si conoscono già mentre altri si presentano gli uni gli altri cammin facendo.
Il sole non si decide a splendere sopra questa vociante e allegra comitiva, ma la fortuna sembra essere dalla nostra parte e il tempo si mantiene costante.
Tutti si gustano, ognuno a modo proprio, questa pausa dallo stress quotidiano, dal sottofondo caotico della città.
Camminiamo respirando a pieni polmoni e osservando il paesaggio che ci circonda, fermandoci ogni tanto per scattare qualche foto al panorama, agli amici, per scambiare qualche battuta, consigli, raccontare esperienze.
E’ bello notare come all’inizio tutti sembrino un po’ disorientati, introversi, e vedere come poi gradualmente ognuno trovi nella condivisione di passioni comuni un mezzo per raccontarsi e farsi raccontare: questa è la filosofia che gli Instameet vogliono perseguire, questo è lo spirito che vogliono trasmettere.
Dopo circa mezz’ora di strada in discesa raggiungiamo il Ponte Tibetano.
L’opera è stata realizzata per sostituire il tratto della Strada del Re che collega Pian delle Fugazze, il sacrario militare del Pasubio e Passo Campogrosso, il cui crollo in seguito ad una frana aveva interrotto uno dei più amati anelli escursionistici delle Piccole Dolomiti.
Leggiamo tutte le raccomandazioni e con prudenza e curiosità, uno alla volta, prendiamo coraggio e muoviamo i primi passi su quel ponte un po’ oscillante.
I più coraggiosi avanzano velocemente scattandosi selfie, fotografando il panorama, prendendosi gioco degli amici che ancora tentennano dall’altro lato.
Aspettando gli ultimi approfittiamo della pausa per bere e fare uno spuntino, chiacchierare e fotografare altri scorci.
La camminata prosegue fino al punto in cui il percorso si interseca con la strada che porta all’ossario: alcuni decidono di visitarlo mentre altri proseguono fino al rifugio poco più in là per gustarsi una buona birra e una deliziosa fetta di torta fatta in casa.
Il paesaggio autunnale lascia davvero senza fiato (forse merito anche della salita piuttosto ripida!): sempreverdi si alternano ad alberi rossicci o dipinti di un giallo acceso, creando dei magnifici contrasti di colore.
Manca ormai poco all’arrivo e la fame si fa sentire: finalmente dietro l’ultima curva scorgiamo il rifugio e acceleriamo il passo.
Sfortunatamente non siamo riusciti ad accordarci con i proprietari per pranzare tutti insieme, ma troviamo comunque un modo per stare in compagnia.