Quando andiamo in viaggio, o durante la classica gita fuori porta domenicale, spesso ci soffermiamo ad ammirare i luoghi più significativi di una città, quelli che ne racchiudono la storia, che ci raccontano di un passato a volte molto lontano, di civiltà perdute o di eventi che hanno cambiato il corso della Storia.
Questi luoghi pieni di fascino, mistero e bellezza, vengono presi d’assalto tanto quanto i centri commerciali che invadono le periferie (e non solo) delle nostre città.
Così, se andassimo a Parigi ci fionderemmo alla Tour Eiffel e a Versailles, a Vienna a vedere il castello di Schönbrunn e se ci trovassimo a Roma ci riempiremmo gli occhi di meraviglie come il Colosseo, i Fori, le Terme di Caracalla.
Perché allora non arricchirci di esperienze nuove? Perché non deviare dai classici tour?
Perché non osservare quei luoghi che la nostra generazione (e non il buon vecchio imperatore Vespasiano, senza nulla togliere al Colosseo e alla storia più antica, sia chiaro) lascerà ai posteri, come frutto della nostra civiltà?
Se ne potrebbero trarre numerosi spunti per migliorare il nostro “abitare” quotidiano.
Per nostra fortuna, le innovazioni della tecnica, nel mondo contemporaneo, ci permettono di creare soluzioni estetiche ed ecocompatibili che fino a qualche decennio fa erano impensabili: parliamo dunque delle facciate e delle pareti verdi, più comunemente note come “giardini verticali”.
Esse sono il frutto della combinazione tra edilizia e botanica, e con la loro estetica accattivante possono avvicinarci all’architettura contemporanea.
Non sono le semplici pareti coperte da edera spontanea, come accade nei vecchi edifici, sono invece il frutto di attenti studi e progettazioni mirate.
Possiamo ammirare le più famose in giro per l’Europa, come ad esempio il Caixa Forum di Madrid, il Musée du Quai Branly a Parigi o l’hotel Athenaeum di Londra, ma possiamo vederne alcuni esempi anche in Italia, ad esempio all’acquario di Genova, o al Trussardi Caffè di Milano(1).
La tecnica dei giardini verticali è applicabile, attraverso un’attenta progettazione, sia nelle facciate degli edifici che negli interni.
In questo caso, la vegetazione risulta “incorporata” nel sistema costruttivo.
Le piante non crescono direttamente al muro portante, ma sono sostenute e alimentate da un sistema che ancora il giardino verticale alla facciata o parete (2).
Un’altra applicazione del verde in architettura, per gli elementi verticali, è quella di usare piante caduche come sistema di ombreggiamento delle aperture: in estate avremo dunque delle facciate, o porzioni di esse, coperte da folta vegetazione, mentre in inverno gli ambienti interni potranno godere della luce solare, grazie alla caduta del fogliame.
Le piante, con il loro diverso colore e e le forme variegate, disponendosi sulle facciate, possono creare numerose textures, che, al variare delle stagioni, possono cambiare, presentandoci dunque sempre nuove suggestioni.
Sarebbe auspicabile che ogni tanto ci lasciassimo incantare e ispirare da queste innovazioni della tecnica.
Apportare nelle nostre case piccole (o grandi) modifiche che possano aiutare l’ambiente e contemporaneamente regalarci un pezzettino di natura viva, potrebbe rendere la nostra quotidianità più interessante, e forse più rilassante.
Si sa che lo stress si combatte anche attraverso il nostro pollice verde, o allenandolo a diventare tale!
Ora, immaginate di poter avere un vostro angolo verde in casa: dopo tali premesse, vi limitereste alla semplice pianta in vaso o vi piacerebbe che la vostra casa si trasformasse, creando qualcosa di unico e anche sostenibile?
(1) I giardini verticali elencati sono opera di Patrick Blanc. Fonte: https://www.verticalgardenpatrickblanc.com
(2) fonte: https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/criteri-progettuali/giardini-verticali-patrick-blanc-cosa-sono-come-funzionano-017/