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Crediamo sia inutile girarci attorno ma viaggiare per conoscersi è qualcosa che tutti quanti, prima o poi, dovrebbero trovarsi a sperimentare nel corso della vita. Il viaggio è tanto un modo per entrare in contatto con il mondo quanto un modo per entrare in contatto con sé stessi in maniera più profonda.

I viaggiatori con alle spalle tanti viaggi e tanti luoghi vissuti lo sanno bene: come strumento introspettivo il viaggio permette di vivere nuove realtà anche personali, complici gli incontri con la cultura del luogo e con tante altre persone, tutte potenzialmente capaci di dare messaggi in grado di cambiare il mondo, quello personale di ognuno di noi.

La vita stessa è un viaggio e diventare viaggiatori di essa è ciò che facciamo attraverso il percorso della crescita. Quello a cui però non tutti credono è che viaggiare possa effettivamente servire come esperienza introspettiva.

Noi di Meeters pensiamo di saperne abbastanza sui viaggi e sulle magie che essi possono fare con le persone che ne compongono una parte. Organizziamo da anni eventi in luoghi poco conosciuti d’Italia e cerchiamo di portare la gente tanto in mezzo alla natura quanto a provare cibi nuovi. Stringere nuove amicizie con un viaggio è uno dei regali più grandi che possiamo fare a chi sceglie di stoppare la sua quotidianità per diventare parte integrante delle nostre comitive di viaggiatori.

Oggi, con questo articolo, cerchiamo di spiegarvi perché non è così e perché è bene mettersi sulla griglia di partenza per un viaggio e per delle esperienze in grado di spezzare la routine, trasformandoci da passeggi di noi stessi a viaggiatori di noi stessi.

Prendiamo le scarpe da trekking buone e iniziamo a scoprire quali posti nascondiamo dentro al nostro cuore.

Questione di prospettiva

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Basta navigare un po’ su internet ed esplorare i siti web per trovare quella che è una verità ormai universalmente accettata da tutti: non c’è cosa migliore che fare un bel viaggio da qualche parte, scegliendo le date all’ultimo momento e sfruttando nella maniera più irruenta possibile la voglia di mettersi in gioco.

Fare un viaggio non significa dover superare i propri orizzonti di senso con quattordici ore di volo e tre visti turistici diversi: per conoscersi con un viaggio basta semplicemente fare un giro in Italia avendo la voglia di scoprire le culture del luogo, parlando con le persone del luogo, lasciandosi trascinare dal senso naturale di scoperta per ciò che non si conosce.

Le cose da dire al riguardo sono potenzialmente moltissime: c’è sicuramente una meta più adatta di un’altra ma ciò che conta, per viaggiare conoscendosi sempre di più, è la voglia di andare alla scoperta di sé stessi.

Quando si viaggia ci si ritrova spesso preda della paura di soffrire e del terrore di rimanere da soli: ecco, queste sono le cose da non inserire nei propri bagagli. Nelle valigie bisogna mettere i propri interessi e le proprie attività, tutte informazioni da condividere con il gruppo di persone con le quali si sta visitando un posto e conoscendo altra gente.

Che cosa è possibile imparare dal viaggiare?

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Viaggiare per conoscersi significa far entrare in molti nel proprio cuore per sapere cosa questi ci trovano. Basta un viaggio in città alla scoperta di un museo o di una chiesa per trovare risposte su chi si è veramente e cosa si desidera maggiormente dalla vita, non è necessario fare la Route 66 a piedi negli Stati Uniti.

L’ anima degli uomini ha bisogno di nuovi stimoli per poter acquisire maggiore consapevolezza su sé stessa. Questo accade perché ogni evento ed esperienza vissuta dal viaggiatore viene poi paragonata con il resto del vissuto nel corso della vita.

Questo processo sul lungo periodo porta a meccanismi di messa in discussione e di ragionamento:, senza contare che si acquistano “abilità” da poi riutilizzare nella vita di tutti giorni.

Cosa si impara viaggiando?

Uno degli esempi più calzanti è dato dall’importanza dell’avere relazioni umane. Viaggiando, magari in solitudine, capisci molto rapidamente quanto è importante raggiungere una situazione di benessere psicofisico con sé stessi prima di averne una con gli altri. Viaggiare permette di capire che c’è un modo per imparare a stare bene con le altre persone e questo modo è stare bene anche con sé stessi prima di approcciarsi al prossimo.

Altro esempio? Viaggiare permette di capire quali sono le cose nella vita in grado di portare un’ondata di felicità al proprio cuore. Il viaggio apre gli occhi a quali sono le priorità della propria vita, a quali sono le opportunità che bisogna imparare a cogliere prima che sia troppo tardi. Viaggiare mostra alternative di vita e vite alternative: entrambe caratteristiche che ci si può ritrovare a desiderare.

Altra cosa che si impara uscendo di casa e lanciandosi in avventure è il valore del proprio istinto. Nel quotidiano il nostro istinto è prevalentemente dormiente, coccolato dai comfort dalle nostre case, dalla tecnologia e dal fatto che viviamo una quotidianità tendenzialmente identica a sé stessa. In viaggio le situazioni in cui ci si può imbattere rimescolano le carte in tavola, dando modo al nostro istinto di fare capolino e di dire “ciao, puoi fare anche questa cosa, io credo che sia sicura!”

Conclusioni

Chi intraprende un itinerario nel mondo in realtà lo fa anche dentro di sé. Questo perché quella il viaggio è un itinerario esperienziale completo, tanto per il corpo quanto per la mente; l’ego in questo genere di percorso trova nuovi metri di paragone, trova ricordi a cui appendersi, trova interessi che prima non aveva e sublima tutto in una nuova versione di sé.

Ogni viaggio può essere una tempesta e, come possiamo trovare scritto nello splendido Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami:

“quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”